L’ILLUSIONE DELLA SEPARATEZZA
Neri Pozza, 2014
Los Angeles 2010. Martin lavorava in una casa di riposo, dove molti degli anziani ospiti avevano lavorato nell’ambiente cinematografico.
”Bastava il pensiero di lui a confortarli. Erano convinti che fosse in grado di fare qualsiasi cosa e che li proteggesse. Ascoltava i loro problemi senza parlare. Si alzava sempre alle prime luci dell’alba, riempiva il secchio e poi passava i corridoi con sapone profumato e acqua calda.”
Martin, nato verso la fine della II Guerra Mondiale, era cresciuto a Parigi dove i suoi genitori l’avevano adottato “gli avevano raccontato come un giorno un uomo avesse affidato loro un bambino”. La sua famiglia dapprima proprietaria di un forno nella capitale parigina si era trasferita in California dove aveva aperto un bar quando Martin era adolescente.
Il Signor Hugo abitava a Manchester in Inghilterra, il suo viso era rimasto sfigurato da un colpo di pistola, l’uomo non ricordava bene il proprio passato, Hugo rammentava solo di essersi ritrovato a Parigi senza documenti verso la fine della guerra con un libro di Victor Hugo in tasca. Dopo aver vagabondato per la città senza fissa dimora, Hugo aveva trovato lavoro dapprima come custode in un ospedale della città in seguito in Inghilterra a Manchester sempre come custode in un altro ospedale. Qui l’uomo aveva stretto amicizia con Danny ”era proprio un ragazzino educato”. L’anziano e il bambino si facevano reciproca compagnia imparando a volersi bene. Da grande Danny, trasferitosi in California, sarebbe diventato uno sceneggiatore di successo.
1944. John, giovane pilota di Long Island, decollato con il suo B24 dall’aeroporto della Raf di Harrington, era stato abbattuto sopra il cielo francese dalla contraerea tedesca. Dopo essersi paracadutato nella Francia occupata dai nazisti “raccolse la cupola gonfia del paracadute cercò un posto, dove nasconderlo” e dopo un iniziale supporto da parte dei Maquisards, combattenti partigiani francesi, vagava nella campagna di Francia ferito e malandato ma deciso a resistere soprattutto per il grande amore che lo legava a Harriet.
Amelia, “abitiamo negli Hamptons tutto l’anno e la nostra casa è sulla riva del mare” era una giovane donna che lavorava presso un museo di New York, il suo compito era di rendere la mostra accessibile ai non vedenti. Amelia è cieca.
La donna, grazie anche all’aiuto dei suoi genitori, cercava di condurre una vita normale e soddisfacente e un giorno dall’Inghilterra riceve la notizia della morte del suo amatissimo nonno. Ne “L’illusione della separatezza” (Neri Pozza, 2014), Simon Van Booy, autore inglese, traccia con una prosa elegante e di classe una storia, narrata in più spazi temporali, che si dipana dagli anni Quaranta del XX Secolo fino ai nostri giorni.