MADAME PIPì
Bompiani, 2014
Antoinette ha 40 anni e lavora come addetta alla sorveglianza delle toilettes in una brasserie parigina. Qui conosce François, dieci anni più giovane di lei, vicedirettore di un istituto di cura di patologie psichiatriche. L’attrazione che scatta subito fra di loro è contraddistinta dall’ossessione di lui per l’ordine e la disciplina e dal bisogno di lei di trovare nell’altro la sicurezza che non ha mai avuto, per avere la quale è pronta a ogni genere di sottomissione. Padrone e schiava, vittima e carnefice, entrambi persi in un gioco di seduzione forte e imprevedibile. In mezzo, a turbare questo idillio perverso, il figlio di Antoinette, Charlot, un bambino affetto da una lieve forma di autismo. Normalità e follia si implicano a vicenda: dove finisce l’una e inizia l’altra? E il richiamo di eros, non aggirabile, quale dimensione preferisce per scatenarsi? Nell’amore il sovvertimento della “norma” coincide con la follia? Dove tutto scorre “normalmente” siamo di fronte a qualcosa di anormale. Le ambivalenze e le contraddizioni dell’amore, la ferocia della manipolazione che assume la maschera di una razionalità calcolatrice, la follia sono i temi del primo inquietante romanzo degli autori.
Tinto Brass è nato a Venezia e vive a Roma. Regista e sceneggiatore, ha esordito nel cinema con Chi lavora è perduto nel 1963. Ha sempre curato personalmente il montaggio di tutti i suoi film, il che dà alla sua opera un’unità espressiva da cinema d’autore. Tra le sue opere ricordiamo: L’urlo, Saloon Kitty, Action, La chiave, L’uomo che guarda, Paprika, Così fan tutte, Monella, Senso ’45 e Monamour
Caterina Varzi è nata a Caulonia e vive a Roma. Psicanalista, ha approfondito l’analisi della fenomenologia dell’esperienza amorosa pubblicando numerosi articoli in riviste specializzate. In collaborazione con Tinto Brass, ha scritto diverse sceneggiature, tra cui Eya-Eya alalà, Coiffeur pour dame, A sangue caldo.