Diario di preghiera
Questo diario personale di Flannery O’Connor, scritto tra il 1946 e il 1947 ai tempi dell’università, è molto più di una raccolta di preghiere: è un singolare dialogo con Dio.
“Flannery O’Connor amava ciò che può essere appreso e adorato, ma mai del tutto compreso: è una delle misure più certe della sua grandezza.” – Michael Cunningham
“La felicità possibile, quella che si vive qui in terra, è intravista come un profilo di capriolo nella luce improvvisa del mattino presto, sotto un abete, dietro la curva del sentiero” – Dall’introduzione di Maria Pia Veladiano
“Non intendo rinnegare le preghiere tradizionali che ho detto per tutta la vita; ma le dico e non le sento… Vorrei scrivere una preghiera bellissima”. Questo diario personale di Flannery O’Connor, scritto tra il 1946 e il 1947 ai tempi dell’università in Iowa e di recente ritrovato tra le sue carte in Georgia, è molto più di una raccolta di preghiere: è un singolare dialogo con Dio, il colloquio silenzioso e appassionato di una giovane donna intelligente alla ricerca della propria strada e determinata a metterla al servizio di una causa superiore. Una finestra sull’interiorità di una delle maggiori narratrici americane del secolo passato. Scavando nel profondo dei propri sentimenti e paure – di essere mediocre, stupida, presuntuosa – Flannery O’Connor si esercita in un costante confronto con la fede cattolica e i maestri che la ispirano come Freud, Proust e Rousseau. In questo documento, arricchito dalla riproduzione anastatica delle pagine del diario, già emerge l’umiltà e la sensibilità priva di retorica di un’autrice le cui ambizioni e valore letterari si intrecciano con una incessante tensione verso il divino e la grazia. Prefazione di Mariapia Veladiano.