Gli Speciali 2016
Aprile – Maggio – Giugno 2016
ore 17,30
Sala Conferenze Vincenzo Cardarelli
Viale Trento 18/e – Viterbo
A MO’ DI PRESENTAZIONE
«Ma signore», osservò Samuel Johnson, beffardo, rivolgendosi a qualcuno che voleva tanto sapere se avesse terminato un certo libro, «lei, i libri, li legge fino alla fine?» E noi? Leggiamo fino all’ultima pagina? E, se sì, siamo davvero i poveri sprovveduti che crede Johnson?
Shopenhauer, che sulla lettura aveva riflettuto a lungo, si schiera con Johnson. La vita è «troppo breve per i libri brutti», ci dice, e «qualche pagina» è più che sufficiente per poter elaborare «una stima provvisoria della produzione di un autore». Dopo di che, possiamo tranquillamente riporre un libro sullo scaffale se non siamo convinti.
Davvero è già stato detto tutto? E meglio di quanto non si riuscirebbe a fare oggi? Se è così, perché leggere romanzi contemporanei, specialmente quando ci sono tanti classici disponibili a prezzi stracciati, e, nella maggior parte dei casi, totalmente gratis in e-book? Ho appena scaricato il testo originale delle Confessioni di un italiano di Ippolito Nievo a costo zero. È scritto benissimo. Sto imparando molto dell’Italia del Sette-Ottocento. È lungo 860 pagine. Qualche altra scoperta del genere e avrò riempito tutto il mio tempo da dedicare alla lettura. Perché allora andarsi a cercare un autore contemporaneo difficile?
Ho il diritto, come autore, di impedire alla gente di riprodurre gratuitamente i miei libri? Dovrei averlo? Conta veramente qualcosa? «Mi hanno privato del diritto di avere uno schiavo» ha scritto Max Stirner in apertura del capitolo sui diritti umani nel grandioso L’unico e la sua proprietà (1844). Una frase paradossale per ricordarci che quelli che chiamiamo diritti non sono altro che una concessione ex lege a una o all’altra parte in qualsiasi conflitto di interessi. Non esistono diritti in natura, ma solo nella società con un sistema di leggi e una forza di polizia; possono esserci diritti diversi in paesi diversi, che a loro volta potranno essere applicati o meno, a seconda delle circostanze.
Che non esista una lettura “corretta” di un libro è ormai un luogo comune: in un romanzo troviamo tutti tutti qualcosa di diverso. Eppure si parla poco di lettori e letture personali, e i critici continuano a proporre le loro interpretazioni nella speranza che divengano rilevanti e persino definitive. A tal proposito, pensavo a quanto sarebbe utile se tutti noi “del mestiere” fornissimo – magari su un sito web dedicato – un breve resoconto di come siamo arrivati a farci una certa idea dei libri, o almeno di come pensiamo di esserci arrivati. Se ciascuno di noi fornisse il suo identikit, forse potremmo fare un po’ di luce sui nostri disaccordi.
È triste! È tutto un’illusione:
Il futuro ci inganna da lontano,
Non siamo più quel che ricordiamo,
Né osiamo pensare a ciò che siamo.
GEORGE BYRON, Stanze per la musica
a cura di Paolo Pelliccia
Commissario Straordinario
Biblioteca Consorziale Biblioteca di Viterbo