2020 ADDIO, 2021 L’ANNO DELLA SPERANZA
Il presidente del Consorzio biblioteche, Paolo Pelliccia: “La cultura dovrà tornare al centro della nostra vita”.
Gentili utenti, Carissimi lettori,
Di solito aneliamo a periodi di calma, di riposo, di permanenza nelle nostre case, e se da un lato questo anno ci ha concesso tutto ciò, dall’altro ci ha tolto con spietata forza non solo il desiderio di stare in casa, ma soprattutto la serenità di potervi stare senza ansia e senza preoccupazioni. Ognuno ha vissuto la propria tragedia e ha sperimentato un sordo dolore dettato dall’isolamento, ma non è ora di crogiolarci in questo pur sacrosanto “rinovellare”. Quello che abbiamo trascorso è stato per tutti un anno difficile, e per quanto possibile, pur tra mille restrizioni e sacrosante accortezze, la Biblioteca ha cercato di continuare ad onorare la sua missione e il suo impegno: fornirvi pane per la mente. Abbiamo cercato di venirvi incontro, istituendo un servizio che riteniamo debba divenire stabile e duraturo, ovvero quello della consegna a domicilio dei nostri libri e altri materiali da prestito. La pandemia ha senza dubbio fatto cadere una barriera importante in questo senso, che forse con un po’ di miopia, non avevamo mai visto: non siamo solo noi a dover andare in biblioteca, non è solo la biblioteca a doversi aprire alla comunità, ma è anche la biblioteca che deve – materialmente – andare dal singolo. Si tratta di un passaggio importante, che ci ha permesso non solo di aiutarvi durante i periodi di prolungato isolamento, ma anche di renderci conto di come spesso il fluire della vita, la stanchezza, e anche l’impossibilità fisica, possano tenere lontane dalla biblioteca fasce importanti di lettori, che è nostro dovere di Istituzione inclusiva, aiutare. Il nostro impegno e la nostra promessa per il nuovo anno è quindi quella di continuare su questa linea e cercare, come sempre, ma anche più di prima, di esservi vicini.
Molti avranno pensato che in questi lunghi mesi di prolungata chiusura la biblioteca sia stata se non immobile comunque sospesa in un limbo. Forse è anche colpa nostra l’aver involontariamente fomentato questo pensiero, perché come sempre e come da nostra abitudine, non sbandieriamo il lavoro, non sbandieriamo l’impegno costante e ciò che stiamo facendo fin quando non abbiamo la materiale certezza di vederne la fine e il risultato. Si tratta di un atteggiamento di rispetto per la comunità: non vogliamo promettere con il rischio di non riuscire a mantenere. E in questi mesi tutto ciò era doppiamente necessario. Abbiamo voluto lavorare nel silenzio per offrirvi un servizio sempre migliore e prepararci alle sfide del post pandemia. Ma sui successi non possiamo non insistere, proprio per testimoniare alla comunità come la Biblioteca sia attiva, viva e pulsante. Dai dati divulgati è emerso che la Biblioteca Consorziale di Viterbo è la prima biblioteca del Lazio per acquisto libri, e può quindi contare sul catalogo più ampio e più aggiornato della regione, ma mi sia permesso, anche uno dei più forniti e ricercati d’Italia. Tutto ciò non può che testimoniare come alla crisi abbiamo risposto con l’investimento, come alla maggior richiesta abbiamo risposto con l’andare incontro ai desideri di tutti i lettori, grandi e piccoli, nella speranza che a breve sia di nuovo possibile invitarvi in Biblioteca, incontrarci di nuovo, e iniziare con rinnovato entusiasmo a costruire quella comunità di lettori che già da anni avevamo faticosamente costituito.
Non c’è dubbio che la chiusura della Biblioteca Comunale degli Ardenti sia stata una decisione dolorosa per noi eppur strettamente necessaria. Abbiamo sfruttato questi lunghi mesi per mettere in atto una vera e propria rivoluzione interna, della quale oggi, quasi a distanza di un anno, si vedono i risultati decisivi di un impegno lungo, capillare e – permettetemi – faticosissimo. Abbiamo già dato in altre occasioni notizia sintetica del nostro progetto e dei lavori in corso, ma crediamo che, dati i risultati per noi stessi sorprendenti, sarà il caso di dare nell’immediato futuro una maggior visibilità a tutto ciò. Invertire la rotta di un’Istituzione storica, riprenderne in mano tutto il prezioso patrimonio e concentrare le attenzioni su questo è un lavoro delicato, lungo, che richiede attenzione, perizia e soprattutto un amore sconfinato. Per molti i libri antichi rappresentano solo un ammasso di polverose carte, per noi rappresentano il passato della nostra comunità, e di conseguenza il carburante principale per il nostro stesso futuro. Abbiamo messo in atto lavori che erano stati a lungo rimandati, abbiamo spostato e trovato più degna collocazione a circa 60,000 volumi; abbiamo spostato e rimesso in ordine più di duecento metri lineari di Archivio Storico, e stiamo lavorando ora alla tutela, allo studio e alla riqualificazione di questo immenso patrimonio di tutti. Un trasloco interno di una tale mole di volumi e documenti è un lavoro delicatissimo, che necessita di lunga e attenta programmazione e anche di un pizzico di incoscienza, perché se si intuisse con precisione prima dell’inizio l’ingenza effettiva del lavoro, anche l’animo più risoluto ne sarebbe giocoforza scoraggiato. Ma grazie al lavoro dei dipendenti, a quello dei collaboratori e anche al contributo di benefattori privati, siamo oggi in grado di dire che la nostra storia è stata materialmente salvata, e sarà nostra cura proteggerla e migliorarne le condizioni con qualsiasi sforzo e superando qualsiasi sfida.
Ma perché tutto ciò, tutto questo inesausto lavoro, e questo impegno costante e – permettetemi – logorante? Appare chiaro ormai a tutti che quando questa pandemia sarà sotto controllo, e si potrà riprendere una vita normale, saremo chiamati a farci carico di un’incombenza titanica: ridisegnare il nostro paese. Si tratta di una sfida epocale, che comporterà dei cambiamenti, e che implicherà automaticamente delle scelte. E riteniamo che sia il momento migliore e il più adatto per renderci conto, come viterbesi e come italiani, che il nostro principale tesoro da mettere in luce, da riscoprire, e da guardare finalmente come il vero e proprio tesoro che è sempre stato, è tutto il comparto della cultura e dei beni culturali. Di conseguenza, il recupero di Palazzo Santoro, delle collezioni antiche e dell’Archivio Storico, si inscrivono proprio in questa più ampia visione che dovrà necessariamente mettere al centro dell’operato politico e del nostro operato i tesori prodotti dalla nostra comunità nell’ambito di sette secoli di storia, la sua memoria scritta, le sue glorie letterarie e in poche parole i suoi monumenti di ingegno (e di carta).
Con questa piccola comunicazione volevo non solo rendere palese ciò che si è fatto e ciò che è in atto in biblioteca, ma soprattutto darvi una testimonianza di vitalità, che si traduce automaticamente in un messaggio di speranza per l’anno che a breve inizierà. Siamo certi che il 2021 sarà un anno importante per ognuno di noi, un anno di rinascita, di rivincita, nel quale, la cultura tornerà e dovrà tornare al centro della nostra vita, dei nostri obiettivi e delle nostre speranze di rinascita e miglioramento.
Colgo l’occasione quindi per un augurio sincero di buon anno,
Paolo Pelliccia
Commissario Straordinario
Biblioteca Consorziale di Viterbo