MORTE DI UN NATURALISTA
Mondadori, 2014
Con Morte di un naturalista, nel 1966, iniziava la straordinaria avventura poetica di Seamus Heaney. Il suo esordio aveva subito imposto una personalità d’autore matura e originalissima, la cui voce si sarebbe ben presto confermata inconfondibile e centrale nel panorama della poesia degli ultimi cinquant’anni. Carico di motivi che verranno poi a svilupparsi nella coerenza delle opere successive, questo primo libro colpisce fin dalle battute iniziali per l’energia con cui viene presentato un mondo in cui il legame con la terra – e con la quotidiana esperienza umile di chi la abita e lavora – sprigiona un senso di complessa autenticità vitale, tanto lontana dalla realtà di oggi da sembrare quasi preistorica. Per gli uomini del paesaggio irlandese di Heaney, la realtà è nella fatica e nella sapienza del lavoro, nello scavo della terra stessa. E il poeta è un osservatore sensibilissimo di fronte alla molteplicità della natura, nel suo incessante ripetersi di morte e rinascita, dove la bellezza e la meraviglia vengono inesorabilmente a coesistere con l’orrore e la paura, sentimento molto forte in quest’opera, come sottolinea nella sua Nota Marco Sonzogni, a cui si deve la bella traduzione in versi italiani. Una molteplicità, quella che si manifesta in Morte di un naturalista, pullulante di presenze, di animali, a volte lievi e guizzanti come farfalle o trote, ma spesso invece inquietanti come rane, topi o pipistrelli o quei poveri gattini affogati. E con gli animali queste pagine di Heaney ci mostrano anche svariati personaggi umani, come il portuale «forte e rozzo come una croce celtica», le «vecchie dalla faccia come pasta con scialli neri», ma anche due grandi maestri di scrittura come Synge, che ha «nella testa il raspare di una dura penna», e Joyce «quasi cieco a Parigi». Uomini in genere indaffarati con i loro attrezzi, uomini elementari e formidabili insieme, legati come il poeta a tradizioni e ritmi a lungo rimasti immutabili e sempre caratterizzati da un contatto fisico diretto costante con «la musica di ciò che accade». Figure, scene e situazioni che risaltano nella loro verità semplice dentro un mondo spigoloso, e che lo scavo poetico di Heaney rende per sempre vive ed esemplari.